Il crowdfunding, il regolamento Consob e le opinioni degli esperti
di Ivana Pais
Con l’entrata in vigore del regolamento Consob sull’equity crowdfunding alcune questioni restano aperte. Il dibattito ruota prevalentemente intorno a due temi: l’allargamento del bacino dei destinatari e il rapporto tra investitori professionali e non.
Stefano Firpo, Capo della Segreteria Tecnica del Ministro dello Sviluppo Economico, che aveva espresso critiche sulla bozza, commenta alla Nuvola:
“Abbiamo fatto un importante passo in avanti. Consob ha raccolto – in buona misura – le osservazioni ricevute. Ora abbiamo a disposizione un oggetto molto innovativo e, grazie alla revisione della definizione di startup, possiamo applicarlo a una platea più ampia. Dobbiamo fare sperimentazione e poi valutare se estendere ulteriormente”.
Mantiene una posizione critica, invece, l’avvocato Umberto Piattelli, partner Osborne Clarke: “Vale la pena di chiedersi se abbia senso dettare una regolamentazione per un mercato così modesto, con il rischio di snaturare lo strumento che affida alla folla (e non al legislatore) la decisione se un’idea, un progetto o un’attività, meritino di essere finanziate”.
Circa la seconda questione, Consob ricorda che il regolamento ha tenuto conto delle indicazioni ricevute dalla consultazione pubblica: le soglie sono basse perché tali sono gli importi dei finanziamenti in crowdfunding e potrebbero essere riviste a seguito del monitoraggio. Daniela Castrataro, Italian Crowdfunding Network, conferma le specificità del settore:
“L’abbassamento delle barriere consentito dal web implica un ampio spettro di attori e situazioni. Il regolamento deve essere abbastanza di ampio respiro in modo da non soffocare la spontaneità e la diversità propria di questi ambienti”.
Le forze in campo spingono in direzioni opposte. Marco Bicocchi Pichi, di Italia Startup, teme che il regolamento
“si limiti a una élite di finanziatori e non diventi un sistema popolare e aperto al contributo di piccoli risparmiatori”.
Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Aifi, ha scritto a Consob per chiedere che gli operatori del private equity e del venture capital vengano riconosciuti come investitori professionali. Una posizione sostenuta anche da Salvo Mizzi, project leader Working Capital di Telecom Italia:
“Abbiamo già in corso partnership con due piattaforme pronte per l’equity crowdfunding (SiamoSoci ed Eppela) e abbiamo appena scelto Starteed a Wcap Milano”.
Alla luce di queste esperienze, propone che anche gli acceleratori vengano equiparati a incubatori, fondazioni bancarie e investitori professionali. Fuori dal coro Tomaso Marzotto Caotorta, Segretario Generale Associazione IBAN:
“Riteniamo questo regolamento coraggioso, perché Consob ha dato fiducia alle capacità di organizzarsi da parte del mercato, e rigoroso, perché ha giustamente limitato l’impiego alle start up innovative e in presenza di un minimo di regole di garanzia. All’interno di queste regole, certamente l’angel investor troverà più di una forma per partecipare sia come lead investor che come investitore “diffuso”.
Intanto, dal 27 luglio le piattaforme possono presentare domanda di iscrizione al registro. Il monitoraggio delle attività – previsto dal regolamento – potrebbe servire anche a riposizionare queste richieste.
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