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Startup: operazione trasparenza per i 100 milioni di fondi pubblici in arrivo
di Antonio Lupetti (Blogger, fondatore di woorkup.com)
C’è fermento nell’aria. Da Bruxelles sta per arrivare una valanga di soldi destinati alle startup innovative. L’11 luglio 2013 Neelie Kroes, Vicepresidente della Commissione europea, ha annunciato l’arrivo di fondi per un valore complessivo di 100 milioni di euro. La precisazione è d’obbligo. I fondi non saranno erogati direttamente agli startupper ma verranno veicolati attraverso consorzi appartenenti all’ecosistema Internet tra cui incubatori, acceleratori d’impresa, società di capitale di rischio, spazi di coworking, organismi di finanziamento regionali, associazioni di PMI e imprese tecnologiche.
Perché mai questo genere di fondi vengono sempre più spesso destinati a incubatori, acceleratori e ad altre realtà simili anziché direttamente ai singoli che vogliono fare impresa? La risposta è semplice. Poiché questi soggetti hanno le competenze adeguate per valutare un business d’impresa risultano, su un mero ragionamento di principio, gli intermediari più adatti tra chi eroga i fondi e i potenziali nuovi imprenditori che hanno bisogno di capitali o di liquidità per far decollare il proprio business.
Come ragionamento non farebbe una grinza. Se non fosse per alcuni aspetti cruciali su cui è necessario un doveroso e puntuale approfondimento.
Primo fra tutti, quali sono i criteri di trasparenza con cui tali soggetti – perlopiù privati – selezionano le startup a cui destinare questi fondi che sono, vale la pena ribadirlo, di origine pubblica?
Chi è che garantisce che questi fondi, anziché a un qualunque startupper, non vengano ad esempio dirottati in iniziative imprenditoriali che facciano capo a taluni membri interni del management di tali incubatori, acceleratori o ad altri soggetti riconducibili per svariate ragioni agli organismi di finanziamento regionale o alle associazioni di cui sopra?
In questo caso non ci troveremmo di fronte a una palese violazione di un principio di equità che favorirebbe, anziché gli startupper, un élite molto ristretta di individui che hanno la facoltà di gestire arbitrariamente somme considerevoli? Chi è preposto a vigilare affinché casi simili vengano scongiurati?
Qual è poi la reale capacità delle singole realtà che avranno il compito di gestire i 100 milioni di fondi pubblici di saper investire in iniziative che siano in grado di sopravvivere alle regole di un mercato competitivo?
Sarebbe opportuna un’operazione di grande trasparenza. Non solo a livello consuntivo ma di carattere preventivo per capire a chi sarà destinata la gestione di questi fondi. Tanto per cominciare rendendo pubblici i bilanci ufficiali degli ultimi cinque anni sui loro siti, inclusi quelli delle holding, delle relative società controllate e di quelle collegate.
Rendano inoltre pubblico l’ammontare complessivo dei fondi di natura pubblica e privata di cui hanno beneficiato dall’inizio della loro attività fino ad oggi, in quali iniziative imprenditoriali li hanno investiti, quante di loro sono ancora in attività, la composizione del relativo management e se al suo interno ci siano soggetti riconducibili direttamente a specifici incubatori, acceleratori, società di gestione del risparmio e quant’altro per scongiurare possibili conflitti d’interesse tra interessi privati e fondi di natura pubblica.
Ove non sia possibile, perché ci troviamo di fronte a realtà di recente istituzione, si renda pubblica la composizione del board manageriale e se al suo interno siano presenti individui che precedentemente hanno ricoperto cariche in società simili o che attualmente ricoprano il medesimo ruolo in altre realtà che gestiranno una parte di quei 100 milioni di euro.
Sarebbe un piccolo ma significativo passo avanti volto a fornire ai singoli startupper una maggiore equità e trasparenza nel modo in cui questi fondi vengono gestiti, a chi sono destinati e di valutare su risultati certi le società a cui è demandata la loro gestione.
04 Settembre 2013 – notizia 219568
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